#EFFETTO LEADER – DESTINAZIONE MONTI FRENTANI (2) – intervista ad Alessio Massari

EFFETTOLEADER Colpisce ancora...Sara, Giulia e Martina a tu per tu con il cuore pulsante del GAL Maiella Verde: le sue comunità

<< Il GAL è stato fondamentale nella modalità, agendo attraverso le comunità di progetto e nelle idee che ha deciso di sostenere, seguendo le comunità più collaborative. >>

Perché hai scelto di lavorare al progetto Monti Frentani e quale è stato il punto di inizio?

Tutto parte dalla mia professione, sono una Guida Ambientale Escursionistica che da tempo si occupa anche di sviluppo locale sostenibile: in questa veste, ho sempre accompagnato persone in visita in questo territorio, guidandoli principalmente sui sentieri. Poi, insieme ad alcuni amici, ero molto attivo nell’ambito di un’associazione che si chiama Centro Studi Alto Vastese-Valle del Trigno, che ci ha permesso di studiare a fondo la natura del territorio. Un giorno, il sindaco di Furci, Comune parte dei Monti frentani, mi propose, nell’ambito di un progetto, finanziato dalla Regione, di curare la sentieristica della Valle del Treste, per conto di cinque comuni. Si trattava di un progetto volto alla valorizzazione di un sito di interesse comunitario, denominato “fiume Treste e Monti Frentani”. Rispetto alla sentieristica, avevano messo su un’idea progettuale che non mi convinceva molto, sicché ho avanzato loro la mia idea. Mi hanno lasciato fare, dandomi il budget minimo necessario per gli interventi. Così ho iniziato realizzando la prima rete di sentieri della Valle del Treste: i primi 40 km di sentieri tra San Buono, Furci, Palmoli e Liscia. Da lì si è partiti: la cosa ha cominciato a funzionare e si è capito ben presto che effettivamente questo territorio avrebbe potuto sviluppare una vocazione di questo tipo. A partire da questa prima attività, ho preso contatti con un amministratore comunale, Emanuele Berardi, allora Vicesindaco del comune di Tufillo, che mi segnalò il bando del GAL Maiella Verde sulle Comunità di Progetto, di cui non sapevo nulla. Tra l’altro non conoscevo minimamente il GAL. Così, io, Ivan Serafini, presidente del Centro Studi che citavo sopra e Tiziana Dicembre, anche lei guida ambientale escursionistica e turistica, abbiamo buttato giù il primo progetto nella direzione della destinazione Monti frentani. La Comunitá di progetto si chiamava “Medio vastese”. Le prime idee, ben sviluppate in tal senso, sono nate negli anni successivi, fino alla costituzione della Comunità di progetto: “Monti frentani esperienze da vivere”, di cui sono referente tecnico. Una storia di passione, di contatti tra persone, di professionalità poi messa a disposizione del territorio.

Cosa ha rappresentato per te e per il tuo lavoro il sostegno del GAL?

È stato fondamentale. Per mettere a disposizione del territorio la tua professionalità è necessario individuare dei canali, che ti consentono di acquisire credibilità e finanziamenti funzionali alla visione che metti in campo. In questo, il GAL Maiella Verde è stato lo strumento che mi ha consentito prima di “calare” sul territorio le mie idee, poi di creare un gruppo di persone che avessero la mia stessa visione. Se date un’occhiata alle graduatorie dei bandi di progetto presentati in passato dal GAL, o in altri bandi regionali, tra i soggetti proponenti non c’è nessun Comune della zona dei Monti Frentani, perché nessuno credeva nella possibilità di costruire una destinazione turistica qui. Se invece date un’occhiata alle attuali graduatorie dei bandi di progetti promossi dal GAL, vedrete che nei primi cinque posti ci sono sempre tre o quattro comuni dei Monti Frentani. Si è creata una bella sinergia tra alcuni Comuni e il GAL: infatti, nella maggior parte dei progetti portati avanti, se il Comune non s’impegna ad integrare la spesa con un cofinanziamento importante, riesce a fare poco di concreto e i punteggi risultano molto bassi. Quindi tutti i Comuni proponenti o che variamente hanno partecipato alle graduatorie, hanno messo quote importanti di cofinanziamento, che per piccoli Comuni non è affatto scontato, proprio a dimostrazione del cambiamento di rotta e di mentalità. Quindi questo fa capire che le cose sono cambiate. Il GAL è stato fondamentale nella modalità, agendo attraverso le comunità di progetto e nelle idee che ha deciso di sostenere, seguendo le comunità più collaborative.

C’è stato un momento particolare nel tuo percorso che ti ha fatto dire: “sono sulla giusta strada”?

Sì, decisamente. Tredici anni fa, in collaborazione con il Centro Studi Alto Vastese e Valle del Trigno, organizzammo un evento in cui ci proponevamo di iniziare a ragionare insieme sull’opportunità di istituire un Parco a tutela di questo territorio, che ritenevamo interessante da tantissimi punti di vista. All’incontro presero parte un numero davvero incredibile di persone. Il motivo? Erano spaventati dall’eventualità del Parco: in quel periodo, se provavi a parlare di tutela ambientale, di natura e paesaggio, di Parco e turismo, venivi additato come un pazzo; alla meglio ti prendevano in giro. In realtà era spinti dal timore dei così detti “vincoli”, la parola più di moda tra gli oppositori delle aree protette. Dopo dieci anni, iniziando a metter su piccole e grandi iniziative in questa direzione, in sinergia con il GAL Maiella Verde, ad oggi quando incontro le amministrazioni, vengo ascoltato, spesso aiutato, ma quasi mai ostacolato. Quando ho proposto l’istituzione di una Riserva, nella zona interessata dalla vena del gesso dei Monti Frentani, l’ho fatto quasi con la coda tra le gambe. Oggi, invece, a sostegno dell’iniziativa si sono iscritti praticamente tutti i Comuni che fanno parte di quell’area. Anzi, chi è rimasto fuori si è iniziato a chiedere il motivo, volendo invece partecipare. In questo caso la Riserva, o il Parco, tutelerebbe gli habitat e le specie legate ai gessi, per cui solo una parte del territorio ne sarà coinvolta. Insomma, in quest’ultimo caso l’esclusione atteneva alla mancanza della risorsa specifica, non ad una ideologia, più o meno condivisibile. Ecco, questa vicenda fa capire che il lavoro costante, portato avanti a partire da buone idee, piccoli interventi mirati, sinergie positive, oggi mi consente di pensare che è possibile vivere anche facendo questo, con dedizione e passione e, quindi, di sperare che questo territorio possa fare turismo, quello bello e sano, in gradi di attivare un’economia circolare di tipo sostenibile. Anche in me si é innestato un cambiamento di convinzione, che inizialmente era quasi solo una speranza, forse un’utopia: la fiducia di poter contribuire concretamente a cambiare questo territorio.

Che futuro immagini per i Monti Frentani?

In questo momento siamo ad un bivio: da una parte l’assedio eolico e fotovoltaico, che si basa su una logica fortemente estrattiva, da tutti i punti di vista; dall’altra la destinazione turistica Monti Frentani. Da una parte vengono qui con l’intento di bombardarci di pale eoliche, rivestendo intere aree e crinali con colossi di 200 metri d’altezza, pensando di non incontrare ostacoli, non essendoci parchi e riserve. Dall’altra stiamo cercando di sviluppare una nuova mentalità turistica e quindi una nuova visione di sviluppo territoriale. Se riusciamo a resistere a questo penetrante attacco, da oggi a dieci anni potremmo parlare, nei Monti Frentani, di una nuova destinazione di turismo attivo e quindi di economia locale sostenibile, che consenta ai più giovani di rimanere, di prendersi i propri spazi e di proporre le loro idee. Se non dovessimo riuscire a resistere, probabilmente potremo diventare la centrale di energie rinnovabili della regione Abruzzo. Ecco, questo è il dubbio che mi attanaglia in questo momento, e di giorno in giorno lavoro duramente insieme alle Amministrazioni locali ed altre Associazioni al fine di scongiurare questo pericolo.

Qui l’articolo introduttivo collegato all’intervista

Sara Ricci, Martina Porro, Giulia Marino #EFFETTOLEADER

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