Mica solo Piemonte e Abruzzo? Se non lo sapete, infatti, Effetto LEADER è arrivato anche in Umbria. E Beatrice Morelli, Guido Sannino e Chiara Zannelli sono stati i tre fortunati a cui è toccato andare a zonzo tra il Folignate e lo Spoletino. Guidati da uno spumeggiante David Fongoli, i tre hanno partecipato prima alla due giorni di Vivere la Montagna, a Campello sul Clitunno, e poi si sono buttati a capofitto nel lavoro di valutazione della misura 7.4.01 del Piano di Azione Locale del GAL Valle Umbra e Sibillini.
“Incentivi per lo sviluppo di servizi in favore della popolazione rurale“. E sì, perché nelle aree rurali non si vive solo di marketing territoriale e di dopiggippiessetiggì ‒ e voi, lettrici e lettori di Zolla, questo lo avrete sicuramente capito ‒, ma occorre un lavoro continuo e capillare nei servizi di cura su cui il GAL e il suo staff si sono buttati a capofitto. A volte, anche armandosi della proverbiale pazienza di Giobbe. Non per altro, ma si tratta di un settore in cui il Covid e l’aumento dei prezzi hanno pesato tantissimo (e questa, per certi versi, è già una risposta a chi ci chiede a cosa serve un GAL).
Una “ruralità complessa”, finalmente
Come si rende accessibile un centro storico? Come si creano aggregazione e legami intergenerazionali in paesi sempre più anziani? Come fa l’agricoltura a diventare uno strumento importante per l’inclusione sociale? E la vivaistica può diventare un ambito con cui ampliare e potenziare il diritto allo studio? Sono queste solo alcune delle questioni di fronte a cui il gruppo di Effetto LEADER è stato posto nella sua fase di campo (a partire da un focus group che, senza alcuna modestia, si può dire sia stato invidiato da tutti).
Insomma, attraverso il filtro della misura 7.4.01, il gruppo di valutazione ha potuto vedere con i propri occhi come i GAL agiscono in una ruralità complessa, articolata. In cui c’è futuro solo se gli attori locali operano innanzitutto per migliorare la vita di chi è rimasto. In altre parole, “attrattività” e “accessibilità” ‒ due concetti chiave nelle azioni portate avanti dal GAL Valle Umbra e Sibillini ‒ hanno senso prima di tutto se sono rivolte alla popolazione residente. D’altronde, questa parte dell’Umbria, nonostante i terremoti del 1997 e del 2016, presenta ancora un tessuto ricco di realtà produttive e associative.
Due note conclusive: il valore delle comunità, il valore della cultura
Due note a margine rispetto a tutto il lavoro svolto. La prima: che i progetti che funzionano meglio sono quelli attorno a cui si riesce a ricostruire una comunità o che, comunque, sono portati avanti da attori capaci di sviluppare sinergie sul territorio. È questo, probabilmente, uno dei fiori all’occhiello del metodo LEADER con cui tanto vi martelliamo. Ed è ogni volta sorprendente vedere come gli attori locali, raggiunta una certa capacità di agire in autonomia rispetto al GAL, poi siano in grado di sviluppare da soli partnership e collaborazioni capaci di creare valore sul territorio.
La seconda: l’importanza della dimensione culturale nelle azioni di un GAL. Nel finanziare i progetti rientrati nella misura 7.4.01, il GAL Valle Umbra e Sibillini ha riservato grandissimo spazio a questo settore. Ci riferiamo in particolare agli interventi legati al Museo del Tessuto di Spoleto e a Spoleto di Mezzo e, più di tutti, al Memoriale di Colfiorito: in questa piccola frazione di Foligno in cui le vecchie casermette militari con il tempo sono state reimpiegate per fare bar, ristoranti e supermercati dando vita a un vero e proprio non luogo, il GAL ha finanziato l’istituzione di un museo che racconta di quando quel sito, dal ’40 al ’44, divenne un campo di concentramento.
Una storia, questa di Colfiorito, che fino ad ora si è preferito tener nascosta. E il merito del GAL, in questo caso, è stato quello di sostenere un progetto che sta provando a ricostruire la memoria di un territorio, anche quando si è provato a lungo a cancellarla. Si capisce, allora, come la cultura sia un valore centrale per una comunità. È un dato da non sottovalutare, anche perché da tutto questo emerge un ruolo dei GAL ben più complesso e articolato rispetto a come i GAL stessi si raccontano (e qui torniamo alla solita questione di una ruralità che non sia solo agricoltura, turismo ed eccellenze gastronomiche).
E così finisce il nostro racconto di Effetto LEADER: con il resoconto di un lavoro di campo che è andato quasi alla perfezione. Diciamo quasi perché lavorare in Umbria è praticamente impossibile: tra Rosso di Montefalco, tartufi, fegatini, Vernaccia, roccetti, Grechetto, e cipolle in tutte le salse è stato davvero difficile restare concentrati sulle attività da fare (adesso che la prima edizione del Laboratorio Effetto LEADER è finita possiamo dircelo…). Ci sarebbe anche da raccontare un retroscena che ha per protagonista del cervello fritto. Ma questo preferiamo tenerlo riservato, anche perché non vogliamo turbare gli stomaci più deboli.
- Beatrice Morelli
- Guido Sannino
- Chiara Zannelli