Guido Sannino, della redazione di ZOLLA, racconta la sua partecipazione ai laboratori della scorsa edizione del Forum LEADER. A quanto pare interessante…
San Giovanni Lipioni, piccolo comune in provincia di Chieti, è un paese posto a 545 metri d’altezza, adagiato com’è sulla Valle del Trigno, confine naturale tra Abruzzo e Molise. Da qui, tra le colline verdi dell’Alto Vastese, è possibile godere di un silenzio e di una pace sconosciuti ormai nelle cittadine lungo la costa. Con soli 138 abitanti e un’età media di 66.1 anni, però, San Giovanni è uno dei Comuni più anziani d’Italia. La lontananza dei servizi e la mancanza di opportunità di lavoro, infatti, hanno fatto sì che oggi il paese sia costretto a fare i conti con un serio fenomeno di depopulation.
Attorno a questo tema verteva il laboratorio “Riabitare i territori periferici” del Forum LEADER Giovani 2023, che vedeva San Giovanni Lipioni come una delle quattro sedi territoriali dell’edizione. Le ragazze e i ragazzi coinvolti nel gruppo di lavoro si sono dunque confrontati con una delle grandi questioni nazionali. E lo hanno fatto attraverso l’osservatorio, per certi versi privilegiato, di San Giovanni. È questo, infatti, un caso che sta iniziando ad attirare anche l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, al punto che recentemente ne ha scritto persino il New York Times, mentre un team di studiosi danesi è venuto qui nella scorsa primavera per un progetto di ricerca.
Un’attenzione non casuale, dal momento che, nonostante le difficoltà, la comunità è molto attiva, animata com’è da due instancabili motori: il primo è l’Associazione “Nessuno Escluso”, nata nel 2020 su impulso di circa cinquanta sangiovannesi, sia residenti che emigrati, allo scopo di individuare strategie di rigenerazione e ripopolamento del paese. L’Associazione ha condotto, in sinergia con l’Università di Bologna e il GAL Maiella Verde, uno studio approfondito sugli immobili abbandonati, al fine di promuovere il loro recupero a scopo residenziale e ricettivo; il secondo, la Cooperativa di Comunità “Borgo San Giovanni” che, nata nel 2023, ha già rilevato il bar del paese e presto aprirà un ristorante, con annesso laboratorio di trasformazione dei prodotti locali.
Ed è proprio l’estrema vivacità della comunità locale che ha spinto il GAL a impegnarsi in progetti importanti, come la Comunità di Progetto “Riabitare San Giovanni”, attiva nel supportare e nell’ampliare le attività svolte da “Nessuno Escluso” e Trigno Residenza Diffusa, programma sperimentale, conclusosi lo scorso anno, di assistenza h24 agli anziani dei Comuni di Celenza sul Trigno, Torrebruna e San Giovanni. Scopo di quest’ultimo progetto è stato quello di far sì che i residenti più in là con gli anni non fossero costretti a lasciare i propri paesi a causa della mancanza di strutture sanitarie adeguate, fornendo loro innovativi servizi di telemedicina e sperimentando nuove forme di socialità come telecompagnia, pranzi “a domicilio” e taxi sociali.
Insomma, a dispetto di quel che si può pensare, c’è un pezzo di “Italia vuota” che, in realtà, è profondamente viva e San Giovanni ne è un chiaro esempio. È questo l’aspetto che ha toccato di più il gruppo di lavoro “Riabitare i territori periferici” e che ha suggerito, quasi naturalmente, il titolo al progetto presentato in concorso a Venezia: “Giovani, dentro. Senza chiudere la porta”. Il caso di San Giovanni dimostra come non sia mai troppo tardi per ricominciare a riunirsi, discutere, progettare e sperimentare nuove pratiche di comunità. Non a caso, qui in paese la frase «non c’è niente da fare» non la si sente più da tempo.